Quella che doveva essere una manifestazione pacifica alla convention del partito democratico statunitense del 1968 si trasforma in una serie di scontri violenti con la polizia e la Guardia nazionale. Gli organizzatori delle proteste, tra cui Abbie Hoffman, Jerry Rubin, Tom Hayden e Bobby Seale, vengono accusati di cospirazione e incitamento alla sommossa in uno dei processi più noti della storia americana.
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Nulla da eccepire dal punto di vista tecnico, il film è curatissimo nella ricostruzione storico scenografica e si avvale di belle intepretazioni. Il processo dei 7 di Chicago, anzi per un po' 8, ha il pregio di mostrare continuamente il contrasto tra ciò che si afferma durante il tribunale e la ricostruzione degli scontri. Quasi sempre non c'è corrispondenza fra le parole e gli eventi di quella sanguinosa convention. Le parole stesse nei loro significati sono interpretabili. Quando il processo ha una chiara matrice politica è ben chiaro come andrà a finire. Il richiamo inoltre ai periodi attuali è piuttosto evidente con un presidente in carica controverso ed una polizia che abusa del suo potere coercitivo. Cohen da applausi per la sua interpretazione, peccato le scivolate nella retorica che potevano essere risparmiate.